Secondo solo all'arabo per importanza come fondatore di gran parte del mondo equino attuale, anche il berbero è un cavallo del deserto. Tipico del Marocco e di tutta l'Africa settentrionale, secondo un'ipotesi sarebbe derivato da un gruppo di cavalli selvaggi sfuggiti alla glaciazione.
La struttura del cranio è decisamente stretta e richiama la forma primitiva. Il sangue dell'arabo ha influito sulla conformazione della testa, anche se l'evidente profilo montonino rivela la presenza di un gene primitivo.
Il garrese è abbastanza definito, ma la spalla è piatta e sorprendentemente dritta per un animale di tale agilità. Il dorso, corto e molto robusto, finisce in una groppa spesso molto pronunciata, di solito la zona delle cinghie è ampia.
Il berbero ha l'attaccatura della coda bassa e anche il treno posteriore, obliquo, è molto diverso da quello dell'arabo.
Benché non colpisca né per le dimensioni né per le proporzioni generali, il berbero possiede uno straordinario vigore primitivo. E' rinomato per la sua velocità su distanze brevi. Non presenta l'azione fluida e leggera dell'arabo, ma è veramente tenace, resistente e robusto.
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