In tempi più recenti si è sviluppata, e progressivamente diffusa, una tecnica alternativa: la “doma dolce”, conosciuta anche come “doma gentile” o “doma etologica”.
Le varianti sono numerose anche nel caso della doma dolce, ma il comune denominatore è il tentare di comunicare col cavallo, rispettandone i suoi tempi ed i suoi meccanismi d’apprendimento.
La doma gentile non vuole certo far passare il concetto che il cavallo sia felice di indossare i finimenti e di portare a spasso un suo antico predatore sulla schiena.
La doma dolce vuole però dimostrare come imparando a comunicare col cavallo in maniera per lui comprensibile si arrivino ad ottenere ottimi risultati senza alcun ricorso alla violenza.
Alla base della doma dolce c’è lo sfruttare la naturale tendenza alla gregarietà del cavallo.
Il cavallo infatti è portato a vivere in branco e a riconoscere un ruolo di guida allo stallone dominante.
L’uomo attraverso la doma gentile tende a farsi riconoscere il ruolo di guida, di capobranco.
Una volta compiuta questa accettazione, il cavallo sarà naturalmente incline a seguire ogni indicazione proveniente dall’uomo.
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