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lunedì 20 febbraio 2012

Campionato Maremmano di salto ad ostacoli

Ha avuto luogo ieri al Grifondoro di Rio Torto la prima tappa del XXXVI Campionato Maremmano di Salto Ostacoli che ha visto i 79 cavalieri presenti, in sella agli 85 cavalli iscritti, compiere 90 percorsi. Nelle tre categorie di precisione disputate nella mattina – B60, B80 e B90 – sono stati effettuati 21 percorsi netti su 33 partenti. Nella categoria B100 a tempo tabella A si è imposta per precisione e velocità Eleonora Rossi (C.M. Equitazione) su Diomede di Cortevecchia (nessuna penalità agli ostacoli nel tempo di 65,22 secondi), seguita da Silvia Mugnaini (C.I.A.M.) in sella a Burbero (pen. 0, tempo 65,27 sec.). Terzo posto per Francesca Tarsitano (C.I. Poggettini) in sella a Monica (pen. 0, tempo 76,16 sec.). Ancora una formula a tempo tabella A per la categoria B110, che è stata appannaggio del C.I. Il Felciaino, grazie alla prova della sua allieva Noemi Susini su Vanderviz (pen. 0, tempo 62,53 sec.). Secondo posto per Aurora Montecchi (C.I.A.M.) in sella a Queen of Diamonds II (pen. 0, tempo 63,82 sec.), mentre il terzo e quarto posto sono stati conquistati dal C.I. La Serrata, grazie alle prove rispettivamente di Giulio Ciabatti in sella a William La (pen. 0, tempo 68.09 sec.) e Arabella Calabresi su Condros (pen. 0, tempo 70.74 sec.).
Nella C115 speciale a fasi consecutive tabella A solo due binomi hanno avuto accesso alla seconda fase del percorso, dove hanno compiuto entrambi 4 penalità agli ostacoli: ma è stato Fiorenzo Ligonchi Iacobi (C.I. Il Felciaino) in sella a Chablis 8 a effettuare il percorso della seconda fase nel tempo più breve (34,81 sec.), conquistando così il primo posto, seguito da Maria Sole Mazzetti (C.I.A.M.) su Quintetto delle Sementarecce (tempo 50.26 sec.). Al terzo posto si è posizionata Denise Di Chiara (C.M. Equitazione) su Adlanta 5 (penalità 8 in prima fase nel tempo di 58,90 sec.).
Nella C120 a tempo tabella A gli unici percorsi netti sono stati quelli realizzati dalle amazzoni Sarah Rosati (C.I.A.M.) in sella a Floridabella, nel tempo di 72.95 sec., e Virginia Zulian (C.I. La Serrata) su Gattrick (tempo 73.08 sec.), che hanno conquistato rispettivamente il primo e secondo posto della classifica. Terza posizione infine per Matteo Manciati (C.M. Equitazione) in sella a Balbo di Ombraverde (pen. 4, tempo 58.20 sec.).
Nella C130 a tempo tabella A, vittoria ancora per un portacolori del C.I. Felciaino, Francesco Ligonchi Iacobi, che in sella a Contendro ha realizzato l'unico percorso netto della categoria nel tempo di 78.89 sec.. Secondo e terzo posto rispettivamente per Andrzej Pasek (Grifondoro) su Pendokeni Pohamba (pen. 4, tempo 69,61 sec.) e Vildo Tenucci (C.I. La Serrata) in sella a Poseidon della Florida (pen. 7, tempo 93.85 sec.).

lunedì 13 febbraio 2012

Redditometro e cavalli

«Stabilendo che il possesso di cavalli non indica automaticamente una maggiore capacità contributiva, la Commissione Tributaria di Asti ha fissato un precedente importantissimo che fa chiarezza sul ruolo degli animali ai fini del redditometro», lo dichiara l’Ente Nazionale Protezione Animali che prosegue: «In particolare la Commissione Tributaria sembra avere accolto il punto di vista dell’Enpa e di altre associazioni quando riconosce esplicitamente l’esistenza di un vincolo affettivo tra uomini e cavalli che non può avere rilevanza ai fini dell’imponibilità fiscale.» In altri termini, secondo i giudici il possesso di un equino come animale d’affezione non indica necessariamente una maggiore diponibilità economica da parte del proprietario; diverso, invece, il caso in cui l’animale sia posseduto per essere impiegato in attività sportive che presuppongono ingenti spese di mantenimento, addestramento e trasporto. «Questa sentenza – commenta il presidente nazionale dell’Enpa, Carla Rocchi – è in sintonia con quanto l’Enpa sostiene da anni: che il cavallo è un animale d’affezione, proprio come un gatto o un cane. Mi auguro che il Parlamento ne prenda atto e che, finalmente, come noi proponiamo da anni, riconosca tale status anche a livello legislativo.»

domenica 5 febbraio 2012

Cavalli anticrisi

Giulia ha gli occhi verdi della passione. La passione per i cavalli per i quali ha lasciato un lavoro al ministero, una comoda vita nella Capitale, amici e famigliari per creare un’azienda agricola di oltre 30 ettari in Sabina, nei pressi delle sorgenti del fiume Farfa. Quando si arriva qui si ha l’impressione di essere immersi in un altro universo. Non è solo la bellezza dei luoghi - un mosaico di oliveti, pascoli, boschi e radure dominate da querce secolari - ma l’atmosfera di amore che si respira: l’amore per i cavalli. Il paesaggio è reso vivo dalla presenza di questi splendidi animali, protagonisti delle attività di turismo e fruizione sostenibile della natura tipiche dell’azienda che accoglie anche due collaboratori Sigh del Panjab. "Qualunque persona conosca e frequenti il mio centro non può non essere coinvolto nel mondo degli Akhal tekè, perché di un mondo si tratta", spiega.
giulia bonella 2Giulia Bonella
Lo sguardo di questa giovane donna che per la sua azienda ha rinunciato anche all’amore (il marito non ha resistito alla vita nella natura e l’ha lasciata) si illumina quando parla della razza cavalli in via di estinzione che ha "adottato" a Valle Capore. E sceglie Affaritaliani.it per raccontare la sua esperienza.
Perché è rimasta affascinata dai cavalli Akhal tekè?
"Sono cavalli bellissimi. Li chiamano 'i cavalli celesti': hanno il portamento della testa aggraziato, gli occhi grandi e intelligenti di taglio orientale, orecchie lunghe e molto mobili; collo lungo, portato alto e muscoloso. Gambe slanciate, articolazioni grandi e molto robuste, tendini ben staccati, forti e asciutti. La groppa è leggermente obliqua e muscolosa, la coda è attaccata bassa. La spalla inclinata ben formata. La loro origine è avvolta nella leggenda. Forse non è la razza più antica, ma certamente la stirpe Akhal Tekè è nata centinaia di anni prima di Cristo, probabilmente addirittura nel secondo millennio. Sangue puro, non derivato da alcun altro ceppo, scaturito dalle steppe e dai deserti dell’Asia centrale. Precisamente dal Turkmenistan, dall’oasi di Akhal, dove viveva il popolo dei Tekè, i loro primi allevatori. Gli Akhal Tekè sono famosi per loro legame col padrone, la facilità d’apprendimento, la versatilità e non ultime le qualità guerriere dettate dà un coraggio e una devozione rari. Si narra che il cavallo di Alessandro Magno fosse un Akhal tekè e che, per l’amore e la complicità che il conquistatore macedone aveva instaurato con il suo cavallo, tanto raro quanto coraggioso, fece erigere in Pakistan una tomba in suo onore".
Nonostante questo rischiano l’estinzione?
"Sì, sono tremila in tutto, o poco più, gli Akhal Tekè nel mondo. Con il tempo, la consapevolezza di questa nobile razza si appannò: nella prima metà del secolo scorso due terremoti disastrosi nell’Asia culturale decimarono una razza che non era mai stata molto numerosa. Il rischio diventò la sopravvivenza".
E’ vero che vennero considerati carne da macello?
"Negli anni 50 l’autorità sovietica – allora il Turkmenistan era una repubblica dell’URSS - per promuovere la meccanizzazione dei trasporti e dell’agricoltura, decise che i 'cavalli d’oro' fossero utilizzati come carne da macello".
giulia bonella1Giulia Bonella
Lei ha contribuito a farli conoscere in Italia e a preservarli?
"Sì, insieme all’Associazione Akhal Tekè Italia (di cui è segretaria, ndr) che raccoglie gli appassionati a questi cavalli rari per numero e qualità morfologiche e genetiche, preservo e diffondo la conoscenza della loro unicità nel nostro Paese. La nostra missione è la conservazione e la divulgazione di tali cavalli. Abbiamo uno slancio, una passione e direi quasi la dedizione totalmente volontaria verso questi cavalli coinvolgenti. Risultato che continuiamo a inseguire con tenacia è infine il riconoscimento ufficiale della razza in Italia, passaggio chiave per il successo e il sostegno di cui l’associazione e il cavallo Akhal tekè necessiterebbero e meriterebbero per coraggio e unicità".
Quanti ne possiede e come si chiamano?
"Direttamente dall’Uzbekistan, 6 anni fa sono arrivati qui a Valle Capore due splendidi esemplari. Il viaggio che hanno intrapreso è stato lungo e logorante. La femmina, baio dorata, di nome Mushtari è la sensibilità e l’eleganza fatti cavallo, lo stalloncino, atleta del gruppo ha esordito nelle gare di endurance internazionali. Altra fattrice che spicca per la sua tipicità, Paidà. Temperamento e fiducia nel padrone rare. Il piccolo Miramanto, tre anni e mezzo, figlio di Mushtari e di Muzar, campione europeo riproduttori. Kebelek, la cavalla rosa per il suo manto, la sua grazia e gli abbaglianti occhi azzurri".