«Stabilendo che il possesso di cavalli non indica automaticamente una maggiore capacità contributiva, la Commissione Tributaria di Asti ha fissato un precedente importantissimo che fa chiarezza sul ruolo degli animali ai fini del redditometro», lo dichiara l’Ente Nazionale Protezione Animali che prosegue: «In particolare la Commissione Tributaria sembra avere accolto il punto di vista dell’Enpa e di altre associazioni quando riconosce esplicitamente l’esistenza di un vincolo affettivo tra uomini e cavalli che non può avere rilevanza ai fini dell’imponibilità fiscale.» In altri termini, secondo i giudici il possesso di un equino come animale d’affezione non indica necessariamente una maggiore diponibilità economica da parte del proprietario; diverso, invece, il caso in cui l’animale sia posseduto per essere impiegato in attività sportive che presuppongono ingenti spese di mantenimento, addestramento e trasporto. «Questa sentenza – commenta il presidente nazionale dell’Enpa, Carla Rocchi – è in sintonia con quanto l’Enpa sostiene da anni: che il cavallo è un animale d’affezione, proprio come un gatto o un cane. Mi auguro che il Parlamento ne prenda atto e che, finalmente, come noi proponiamo da anni, riconosca tale status anche a livello legislativo.»
Nessun commento:
Posta un commento